Ieri sera, alle 19 spaccate, è suonato il campanello.
Si apre la porta.
Entrano gli invitati.
Breve momento di imbarazzo.
Spiegazione del breve momento di imbarazzo dovuto al fatto che “sì,… certo,… siamo felicissimi siate venuti a cena,… solo che l’invito era per domani (!),… no!…. aspettate… certo che non fa nulla…. Non abbiamo impegni…solo un attimo che imbastiamo la cena…
Poi la Ovetti organization è entrata a pieno regime.
Un paio hanno cominciato a cucinare il cucinabile, un paio hanno sfatto lavastoviglie e fatto tavola, l’ultimo ha portato gli ospiti (anzi l’Ospite con la O maiuscola) a vedere casa.
Poi ogni cinque minuti ci si alternava nelle postazioni fino a quando in tavola alla fine si sono seduti tutti con una cena…. Almeno decente.
E per tutti si intende tutta l’Ovetti-family al completo ed i nostri ospiti: mamma, papà e figlio.
Insomma sembrerebbe un qualche cosa di abbastanza normale se non che mamma e figlio null’altro sono che non mamma T. e ovetto A. , gli ucraini che hanno vissuto con noi per quasi un paio d’anni, e il papà sia proprio lui: il mitico papà O. (detto anche Mr. Uovo), quello che per quei due anni è sempre stato “di là”, quello che ogni tanto vedevamo in video call, quello a cui mandavamo batterie di emergenza e panettoni nei momenti più difficili.
E’ stata una cena dialogata in Ital-ucrain-inglese, dove ognuno ci ha messo quello che poteva e ne ha ricavato lo stesso.
Una serata tranquilla, passata col sorriso di chi alla fine ha passato vicino ma lontanissimo un periodo stra-ordinario.
Per i nostri amici Ucraini ora comincia un periodo difficile, ma visto la drammaticità degli ultimi anni forse a loro appare facile; perché una volta riunita la famiglia ora deve anche “sostenersi”; ma negli occhi di tutti e tre c’era una felicità assoluta di chi, in un modo o nell’altro, l’ha scampata ed ora è pronta a voltare pagina… insieme.
