Da domenica scorsa in casa Ovetti abita e abiterà per altre due settimane uno studente del MIT. La convivenza è partita bene e sarebbe continuata altrettanto bene se non fosse stato per un incidente diplomatico avvenuto in settimana.
Il conflitto è esploso in casa Ovetti senza che nessuno ne avesse sentore; ha colpito duro fin da subito e, purtroppo, non se ne vede una rapida conclusione all’orizzonte… anzi, si potrebbe dire che le parti siano arroccate ognuna sulle proprie posizioni pronte a rintuzzare gli attacchi nemici da una parte (tattica perfettamente eseguita con cognizione di causa) e a scatenare nuovi attacchi dall’altra (spesso senza nemmeno sapere la portata devastante degli attacchi stessi).
Ma ricapitoliamo….
Mercoledì scorso, in casa Ovetti, si prepara per cena il risotto.
Un classico piatto del nord Italia tipico del periodo invernale.
Essendo la famiglia Ovetti situata in una particolare zona di confine tra due aree geografiche che adottano risotti differenti, gli Ovetti sono stati contaminati da entrambe le tradizioni e propongono quindi un risotto allo zafferano su cui cospargono della salsiccia abbrustolita finemente tagliata al coltello. Detti piccoli pezzetti di salsiccia sono dagli Ovetti chiamati “ciccioli” anche se nulla hanno a che vedere con i ciccioli toscani.
Il piatto, normalmente, riscontra un buon successo in famiglia e ovviamente ai pargoli viene distribuita una equa porzione di ciccioli stando ben attenti a tenerne da parte un pochino per eventuale (certo) bis.
Lo stesso piatto riscuote peraltro un buon successo anche con i nostri vari ospiti, il che però non è poi molto difficile visto le notissime tradizioni culinarie dei vari ragazzi ventennni che arrivano dagli USA o dall’Olanda o le famiglie Ucraine che negli ultimi anni hanno bazzicato casa Ovetti.
Mercoledì scorso, come si diceva, i piatti erano stati già tutti serviti ed i commensali erano intenti a degustare la pietanza quando, all’improvviso, il nostro ospite, senza proferir parola, si è alzato, si è diretto alla pentola rimasta sul fornello spento e, con estrema nonchalanche e senza sapere la gravità del gesto che andava ad effettuare, si è riempito il piatto di una buona parte dei ciccioli rimasti per il bis.
Questo gesto, all’apparenza innocuo, ha fatto saltare tutti i “gentlemen agreement” tra i cuccioli ed in particolare:
1) “nessuno si avvicina al bis di ciccioli se non ci siamo tutti e tre”;
2) “il bis di ciccioli lo si prende in parti uguali e solo se uno vuole anche il bis di risotto… altrimenti non se ne ha diritto”;
3) “comunque il Monno ne prende di più perché ha fame, sempre, comunque e di più”.
Mentre quattro quinti della famiglia sorridevano sotto i baffi, l’ultimo quinto (per motivi di privacy non riveleremo il nome) l’ha presa un po’ più seriamente, come un affronto personale. Per i più anziani è sembrato di rivivere il “che non ci provi più” di craxiana memoria rivolto ad un ruspante Gheddafi.
Sfortunatamente, cinque minuti dopo il guerrafondaio si è rialzato da tavola sempre in direzione padella.
E, a quel punto, nemmeno i caschi blu avrebbero trattenuto il Monno dallo zompare in piedi e catapultarsi verso la padella per rendere evidente chi, di quella padella, può davvero vantare un legittimo diritto di proprietà!
Nei giorni successivi il conflitto si è esteso al panettone, al salame e al capocollo toscano ma praticamente ogni cosa di qualità superiore ad un wurstel può ormai esser considerato teatro di battaglia.
Da una parte, c’è il classico comportamento di chi scopre (dal vivo) che il “Parmigiano Reggiano” (in Maiuscolo) è (davvero) più buono del “parmisan” (in minuscolo) e quindi ci si fionda a mani basse ben sapendo che la festa, tra qualche settimana, sarà giocoforza finita.
Dall’altra c’è il classico comportamento di chi la differenza tra gli statunitensi “pepperoni” e lo “Strolghino” lo conosce bene, e proprio per questo non vuol farselo fregare se non in modiche quantità.
Ne resterà solo uno… tra due settimane; nel frattempo è guerra aperta!
Guerra aperta