Pica, due anni fa, decise che avrebbe fatto Atletica.
Ufficialmente perché lo faceva anche suo fratello.
Meno ufficialmente perché lo faceva anche la sua miglior amica, la sua sorella d’animo, la sua nemesi, il suo alter ego: l’Ovetta I.
Lei, per due anni ha partecipato a tutti gli allenamenti in maniera encomiabile (o quasi), sforzandosi il giusto e chiacchierando gli ultimi venti minuti con la sua amica I. “perché eravamo stanche e dovevamo dirci delle cose”. Il fatto che le due si fossero viste per ore a scuola (essendo nello stesso banco, nonché probabilmente sulla stessa sedia) e immediatamente dopo ad atletica a quanto pare non era così importante.
A sua lode va anche detto che, vedendo qualche bimbo “piccolo” piangere per un brutto risultato, è sempre stata la prima ad avvicinarsi per consolarlo al suono di “non ti preoccupare, guarda me… io non ho mai vinto, non sono nemmeno mai arrivata seconda, non ho mai raggiunto nemmeno la terza posizione… fa niente, dai!”
Insomma un’atleta fatta e finita dall’alto della sua esperienza e della veneranda età di 6 anni.
Vi era però un unico aspetto dove gli Ovo genitori parevano perplessi: Pica, in gara, arrivava sempre e immancabilmente nella posizione subito successiva al piazzamento dell’Ovetta I. indipendentemente da quale fosse questa posizione.
L’arcano mistero fu svelato una sera in cui le due ammisero il patto segreto in cui Pica avrebbe dovuto sempre vincere in allenamento e I. invece dovesse prevalere in gara.
La IAF (International Athletic Federation) nonché gli Ovo genitori hanno di comune accordo definito il patto come “antisportivo”.
“Papà cosa vuol dire antisportivo?”… “Pica vuol dire che è un accordo sciocco e che tu devi sempre correre al meglio anche se questo volesse dire arrivare ultima, prima o persino superare I.”
Pica rimase dubbiosa.
Due settimane fa, alla ripresa delle competizioni post vacanza, Pica si presentò in maniera battagliera, ce la mise tutta e finì la sua performance… esattamente alle spalle dell’amica I. (as usual): Papà Ovo le fece i complimenti e un chupachupa alla fragola aiutò a superare il debito da affaticamento.
Settimana scorsa, Pica scattò allo start con guizzo felino e si presentò all’ingresso del rettilineo finale in ottima posizione,… salvo poi avere un leggero cedimento nel finale che le costò una posizione finale: fu superata a pochi metri dal traguardo dalla sua amica I. Papà Ovo le fece i complimenti e un chupachupa alla cocacola aiutò a superare il debito da affaticamento.
Venerdì si è gareggiato in notturna (diciamo in serale), atmosfera da Champions, aria frizzante ma nemmeno troppo, campo di gara con luce artificiale che si dipana intorno alla chiesa parrocchiale del paese ospitante.
Alle 20,30 sui blocchi di partenza si presentano tutte (7) le bimbe del 2012.
Attimi di tensione…. Le atlete si mettono in posizione… BANG!
Sette schegge impazzite volano verso il primo curvone nelle posizioni che rispecchiano lo sprint iniziale delle velociste, Pica è a metà classifica; poi eccole arrivare alla prima curva che le inghiottisce nella notte Brianzola e le fa sparire alla vista del pubblico fino a lì in visibilio.
Passano secondi interminabili…. Il pubblico volge lo sguardo verso il controrettilineo da dove le atlete sono attese a momenti…
Ed ecco la prima atleta fare capolino, veste la maglia biancorossa di un paese vicino… dietro di lei il vuoto… finchè…. una figura si staglia in lontananza… è di rosso vestito (colori sociali dell’Ovovillage)… ha i capelli biondini raccolti con un codino ed è tutta concentrata nel suo massimo sforzo… è PICA!
Il resto della truppa è debitamente staccato, ai più pare di aver sentito la musica di “Momenti di Gloria” rimbombare per la piazza, questa volta non può esserci alcun crollo fisico a separarla da una storica seconda posizione.
E così è stato!
Negli istanti successivi e per tutti i giorni successivi (fino ad ora perlomeno) la cucciola ha mostrato un sorriso da orecchia a orecchia, ha gonfiato il petto in modo francamente innaturale e ha abbandonato la sua proverbiale timidezza per dire a tutti (ma proprio a tutti) di esser arrivata seconda. La sua coppa staziona stabilmente sul mobile davanti alla TV (chi vuol vedere la TV con cotanto bellissimo trofeo in casa?), di notte, per sua stessa ammissione, sogna di “tornare a correre e la bimba che ho davanti non c’è e allora arrivo prima!”
“Papà quando torniamo a correre là?”
“Tra un anno cucciola, ma tra qualche settimana c’è un’altra corsa da un’altra parte.”
“Eh… peccato… era meglio tornare là!”
Una botta di autostima immensa. Evviva!