Puntuale come la primavera anche quest’anno è arrivata.
All’arrivo dei primi timidi caldi, quando le giornata diventano luminose e gradevoli, ecco che gli Ovetti avanzano pretese sull’uso del mezzo di locomozione riconosciuto universalmente come il “più bellissimo” per ogni bimbo: la bicicletta.
Così, un paio di settimane fa, come da tradizione, gli Ovetti hanno chiesto di ricominciare ad andare in bicicletta. Papà Ovo si è procurato la pompa per le gomme dal vicino di casa, ha rispolverato sellini e telai, ha controllato i caschetti ed ecco i nostri ciclisti pronti ognun con il proprio ambitissimo mezzo.
Venerdì scorso, pomeriggio, temperatura mite, cielo sereno, condizioni dell’asfalto ideali…
L’Ovetta dall’alto della sua bicicletta nuova “da grandi” tutta di bianco vestita, sfoggia una sicurezza assolutamente invidiata dagli altri due Ovetti.
Precisa nella pedalata, accorta in strada, dolce in curva e un po’ saputella nei confronti del Monno (“Monno seguimi che io sono grande e so come si deve andare in bicicletta per strada”)… tutto bene insomma, non fosse che quando ha dovuto imparare lei era tutto un susseguirsi di pianti, lacrime, ed esternazioni di incapacità (“non ce la faccio… è troppo diffcile!!!”) che comunque è bene non ricordare e non fosse altro che suo fratello sta imparando quasi due anni prima di lei!
Il Monno, in punta di piedi (perché solo così ci arriva) alla sua bicicletta arcobalenica appena ricevuta in eredità dall’Ovetta ha oggettivamente qualche difficoltà in più: a lui (o alla sua bici… come sostiene il Monno) piacciono le curve.
Poco importa se dinanzi si trova un lunghissimo rettilineo: lui fa una curva, ora stretta, ora ampia, ora a zigo zago, ora tentennante.
E gli piace anche tener sotto controllo i movimenti che il manubrio fa durante dette curve.
E, per finire, non gli piacciono nemmeno troppo quelle manopole che si trovano proprio vicino al manubrio (quelle che mamma e papà chiamano “freni”) e che ha quindi deciso di imparare ad usare in un secondo tempo.
Insomma: lui va a zig zag soprattutto in partenza, non guarda la strada perché sta guardando il manubrio e non usa il freno, molto meglio gettare giù in qualche modo i piedi e sperare … un piccolo pericolo ambulante!
Pica, in completo caschetto verde e biciclettina di terza mano altrettanto verde, balza sul mezzo a lei riservato immediatamente dopo il cancello d’ingresso; mette i piedini sui pedali, guarda eccitata il genitore ivi presente (quello che in quel momento non sta seguendo il Monno zigzagante sulla via di casa) e poi… non fa nulla.
Alla cucciola insomma è completamente sfuggito l’utilità dei pedali e quindi, di fatto, decide che forse il mezzo è stato costruito per essere spinto, meglio se da mamma o papà, ma naturalmente con la zavorra di Pica stessa sopra.
Di ritorno in garage, la novella Bartali addocchia la bicicletta di Mamma Ova, le si avvicina e con un sorriso smagliante e gli occhietti luccicanti, scorge un seggiolino posto davanti al sellino. “Eccolo! Mia bici! Pica davanti e mamma dietro, eh? Eh?”.
Quindi, martedì scorso complici le vacanze pasquali, passando davanti al portone di casa Ovetti, avreste potuto veder partire un’allegra brigata così composta: in testa l’Ovetta sulla sua bicicletta “da grandi” a far da apripista (“Monno seguimi e frena dove freno io”), più in dietro il Monno, zigzagante solo all’inizio ma che parte solo con spinta materna e poi concentratissimo nel seguire la sorella (e nel frenare in tempo), in coda mamma Ova che ripete come un mantra al Monno “guarda avanti, tieni il manubrio diritto, guarda avanti, tieni il manubrio diritto”, su una bici grandissima seggiolino munita dove Pica, sorriso spianato saluta tutti i passanti al grido di “Cletta ! Cletta !”
Tutti contenti.
Impe
14 Apr 2015Anche per noi la Cletta è la più bellissima!!!!
E bellissimi sono i giri che facciamo possibilmete nei campi, dove non ci sono macchine, incroci, pericoli vari…..al massimo pozzanghere!!!
Troppo bella questa famiglia Ovetti!!!!