Pichese

In settimana la piccola di casa Ovetti ha compiuto la veneranda età di 18… mesi.
Un tale traguardo si presta evidentemente ad un momento di riflessione, un momento di confronto, un attimo di aperta e reciproca discussione tra la cucciola e i suoi genitori.
Attimo che però risulta complicato, e non di poco, dal fatto che il vocabolario di Pica si possa considerare basico… molto basico…. decisamente basico… basicissimo.

Ecco quindi una breve (brevissima) ma totalmente esaustiva guida per tradurre in modo perfetto dal Pichese all’Italiano:

  • Mamma = “Mamma” (ovvio), o anche “Papà” (nel caso non ci sia mamma), o anche “Nonno/a” (nel caso non ci sia papà) e via via a scendere nella gerarchia famigliare sino ad arrivare a qualsiasi persona di cui la piccola dovesse avere bisogno in qualsiasi momento.
  • Papà = “Leggi qui”.
    Sì, può sembrare strano, ma la frase “Mamma papà” si traduce letteralmente con “Mamma, mi leggi qui ?!” (la piccola indica chiaramente un libricino).
  • PAPPA!!! = “Pappa” (e fin qui va bene).
    Da tenere solo presente che quando la cucciola dice PAPPA lo fa in tono maiuscolo, anzi maiuscolissimo.
    Si hanno dai venti ai trenta secondi per reagire onde evitare urla disumane, lacrime a dirotto, con tanto di bimba sdraiata sul pavimento in direzione della cucina prostrata e urlante “Ohimè, tapina e disperata! Oh vita infelice! Oh… muoio… ormai nulla può più…. una siffatta fame, un siffatto dolore da scarsità di cibo nessun bimbo l’ha mai provato”.
    Sempre meglio tenere un tozzo di pane pronto per queste occasioni.
  • TADAAA !!! = espressione di giubilo accompagnato da grande sorrisone strappabaci.
    Urlato a squarciagola nei momenti più impensati è volto ad attirare l’attenzione verso di sè.
    Sussurrato a fior di labbra è il tentativo di consolare fratelli o chi si voglia da pianti o catastrofi alla piccola ignote.
  • Tatà = “nome proprio dell’attuale pupazzo preferito”.
    A parte che serve una certa esperienza per distinguere il “Tatà” dal “TADAAA”, di solito l’intera famiglia viene coinvolta nella ricerca del “Tatà perduto” in occasione della nanna e/o dell’andata all’asilo; esperienze che necessitano tassativamente entrambe del pupazzo per poter essere assolte.
  • Cacca = “Cacca” o “pipì”.
    Al contrario della parola “PAPPA!!!” che indica un imperativo tassativo a soddisfare il bisogno primario entro i trenta secondi (pena ciò di cui si è già detto), l’espressione “Cacca” indica più che altro un avviso soft, quasi un “caro genitore ti informo che avrei da fare un bisognino; che sia uno o l’altro lo scoprirai con me quando insieme ci dirigeremo nei pressi del mio vasino rosso. Peraltro ovviamente se durante codesto tragitto si dovesse passare d’innanzi alla cucina io posso benissimo trattenermi dall’evacuare almeno per il tempo necessario per un panino… o due.”
  • Otto = “Sotto” o “giù”.
    Usato principalmente alla fine dei pasti per chiedere di esser messa a terra (il balzo carpiato dal seggiolone non è raccomandabile) o per avvisare che un libretto è finito “otto…” (…il letto)
  • Azciè = “Grazie”. Perché Pica è educata e se deve ringraziare, lo fa senza problemi.
  • Nuonnuo = Nonno/a. Ovviamente tutti gli Ucas in questione giurano e spergiurano di aver sentito pronunziare alla piccola il proprio nome, cognome e pare anche codice fiscale ma il tutto pare alquanto improbabile.
  • NO! = “no” oppure anche “sì”. Ovvero una risposta pass par tout, che va bene per affermare e negare, bipartisan, talvolta accompagnata da espressioni corrucciate o sorrisoni che peraltro sono l’unico modo in cui si riesce a capire se la piccola intenda dire “si” oppure davvero “no”.

Finito. Tutto il dizionario Pichese finisce qua in 10 parole 10.
Abbiamo ampi margini di miglioramento.

PS: in compenso qui di seguito una performance circense di tutto rispetto (audio consigliato)

This Post Has One Comment

  1. <3<3<3 questa pupa ha un futuro radioso davanti a sé… si vede subito ^_^

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