A ben pensarci, le vacanze di Natale di casa Ovetti sono pur sempre state degne di una famiglia al cui interno vi sono 10 gambe, 5 bocche e 3 nanetti la cui somma d’età è inferiore al numero 10: insomma, sono state caotiche.
Se all’inizio era tutto un’eccitazione prolungata nell’attesa dell’arrivo del grande barbuto di rosso vestito, eccitazione che si trasformava in canti e balli per ogni dove della casa…
Se poi una volta arrivato Natale, come ogni anno, è puntualmente arrivata anche la due giorni di up & down sulla tratta Milano / Parma con annesso pranzo+cena+pranzo+cena fatti ad hoc per stroncare il più resistente degli stomaci in un’orgia di parenti ululanti…
Se infine è seguita una lunghissima quarantena scandita a colpi di diarrea/vomito per diecilunghissimigiornidieci che proprio non sembravano finire più…
Se insomma è successo tutto questo, beh… in fondo non possiamo dire che i nanetti non siano stati bravi, anzi.
Monno, come sua abitudine, è riuscito a trovare il lato migliore in ogni cosa. Ha ballato saltando, correndo e sculettando aspettando il Natale; è rimasto a bocca aperta scoprendo che il grande vecchio barbuto aveva mangiato i biscotti la notte santa; ha assaggiato tutte le portate di tutti i piatti sia a Natale che a Santo Stefano (sia a pranzo che a cena) e ha fatto buon viso a cattivo gioco nel periodo di clausura giocando con sua sorella e ogni tanto permettendosi anche una breve gita fuori casa con uno dei vetusti genitori per l’occasione tutto per lui.
L’Ovetta, ahimè, è stata la più colpita. Certo ha trionfato nella sua recita pre-natalizia; ha constatato con stupore che pure le renne del vecchio Babbo bevono il lattozzo con il cioccolato; ha sprizzato felicità da tutti i pori nello spacchettamento dei regali ma poi è stata colpita dal giga-virus che l’ha limitata ad un raggio d’azione di 10 metri dalla tazza per la restante vacanza.
In mezzo a tutto questo, per Pica in fondo si trattava del suo primo Natale (sì, vabbè, del secondo… ma l’anno scorso era proprio PicaPica).
All’inizio, aspettando la venuta di colui che chiamano Babbo Natale (degno peraltro di grande ammirazione in quanto, chiaramente, gran mangiatore), la piccola si è esibita negli stessi canti e balli dei suoi fratelli… adattandoli però a suo uso e costume: per “canti” s’intende un suono continuo ed incessante che fa più o meno così: “TADATUTETOTITUTATETO” mentre per “balli” si intende il fatto che la piccola… balla…. ma da seduta… ondeggiando a destra e a sinistra ed eventualmente ruotando il panciotto a ritmo.
Quindi si è passati alla notte santa, allorquando la piccola ha molto apprezzato che le renne e Babbo abbiano mangiato i biscottini lasciandone lì uno smangiucchiato… perlopiù ha apprezzato il biscotto rimasto che è stato prontamente requisito dalla stessa.
Per quanto riguarda l’accoppiata 25 e 26… lasciamo perdere; al contrario dei giochini ricevuti (nessuno dei quali commestibili) la due giorni di pranzi e cene sono stato il vero regalo per Pica.
Infine, più che lamentarsi per la malattia di sua sorella, Pica ha goduto molto del fatto di trovarsi sempre in casa entrambi i fratelli con cui giocare ed entrambi i suoi vecchi genitori a cui potersi appendere per camminare mano nella mano per tutta casa varie ore al giorno. Si badi bene, senza mai mollare un dito dei vetusti che perciò erano così costretti a passare dal vomito dell’Ovetta al giro della casa a schiena piegata e ditino in mano a Pica… tutto molto duro.
Poi, improvvisamente, proprio il primo dell’anno, Pica ha staccato il suo ditino da quello del genitore (al cui interno ha ricominciato a circolare sangue… bella sensazione), ha tremolato un pochetto sulle gambotte, ha tolto il suo fantastico sorriso sdentato e per l’occasione ha sfoderato uno sguardo concentrato e serissimo, ha bisbigliato un “tadà…” (“ehi… guarda qui cosa ti combino adesso…”) e ha mosso il suo primo passo; ha alzato la testa (“ohibò… visto che roba?!”), ha riabbassato subito lo sguardo e ha inanellato quei quattro passi che la separavano da papà Ovo a mamma Ova finendole abbracciata addosso… in salvo.
Poi ha rialzato lo sguardo, si è reimpossessata del suo fantastico sorriso sdentato ed ha urlato al mondo: “ TADAAAAAA’ !!!” (“Ecco fatto! E’ stato un piccolo passo per voi, ma un grande balzo per la –mia- umanità!!!”)
Qualora doveste passare da casa Ovetti non potrete non notarla: lei è Pica, la piccolotta che vi viene ad accogliere sulla porta, camminata incerta ma in totale autonomia, qualche cosa in bocca (di commestibile o no), gambotte ben tornite, niente patello, sorriso sempre sdentato e uno squillante “ TADAAAAAA’ !!!” (ciao!).
firmatocarla
20 Jan 2014Amoooore di Pica !!! ^_^