(segue da settimana scorsa)
25.10 – ore 02.52
Al banco del pronto soccorso un’infermiera si prende cura di mamma Ovo mentre il sottoscritto prima parcheggia e quindi trasporta una sacca formato gigante in pronto soccorso.
“Tutto bene?”
“Si, adesso ci portano in ginecologia”
“Ma come, hai già fatto check-in?”
“Si, l’infermiera mi ha chiesto se era il primo figlio; quando ha scoperto che era il terzo ha abbandonato ogni forma di burocrazia ed ha deciso di spedirci su”.
Segue trasferimento attraverso un percorso labirintico nei meandri dell’ospedale con l’infermiera (che funge anche da guida) a spingere la carrozzina di mamma Ova ed il sottoscritto (che funge da sherpa) a seguire.
Pregasi notare che nell’ospedale di nuovissima concezione degli Ovetti non ci sono i “settori” ma i “petali”, non ci sono i “piani” ma i “fiori” e grazie a Dio sono rimasti i letti numerati.
DI fatto finiamo in un qualche petalo di un qualche fiore di cui papà Ovo proprio non si ricorda.
25.10 – ore 03.01
“Ecco, andate pure dietro il paravento e lei si cominci spogliare” dice l’infermiera prima di andarsene e lasciare il posto ad un’altra infermiera che fa la visita del caso.
“Bene, adesso si rivesta che tra un secondo arriva il dottore”.
“Buon giorno” dice immediatamente dopo un medico appena entrato.
Lo sguardo di mamma Ova si accende; “E’ lui!” dice.
“Lui chi?” dico io
“Il dottore: è quello che non capiva una mazza quando è nata la prima Ovetta (si veda qui)!”
“Ma chi, il coglione? (quando serve ho il dono della sintesi)
Quello che mi ha mandato a casa perché non erano le contrazioni giuste quando poi hai partorito due ore dopo?
Quello che mi ha fatto fare il tragitto casa/ospedale alla velocità della luce?
Quello che in sala parto è stato dalla parte opposto a dove eri tu intento a scrivere il referto quando non avevi ancora partorito?
Proprio lui ?
Vuoi dire che a distanza di quattro anni e con la crisi globale galoppante questo “luminare” della medicina non l’hanno ancora licenziato?
E soprattutto, nel nostro piccolo, vuoi dire che dopo quattro anni ce lo becchiamo ancora?
Ma sei sicura?”
“Si, lo riconosco dalla voce”.
Mentre mamma Ova si riveste e si ributta sulla carrozzina, papà Ovo sbuca da dietro il paravento e… mamma Ova aveva ragione.
Comincia un interrogatorio da parte del “luminare” a mamma Ova lungo 21 minuti.
Nell’interrogatorio si appurano: malattie pregresse fino alla seconda generazione ivi inclusi i bisnonni morti ormai da lustri, le abitudini alimentare della puerpera (che notoriamente ha gusti bizzarri in fatto di cibo), il numero di parti pregressi ed il sesso dei bimbi e probabilmente anche le tendenze musicali degli stessi.
Il sottoscritto rimane ad ascoltare, pronto a saltare alla giugulare del luminare in caso, anche questa volta, alla fine avesse optato per la sua più nota frase “il futuro papà può andare tranquillamente a casa perché tanto queste non sono le contrazioni giuste”.
Egli, il luminare, non sa invece che avendo optato per una più consona “adesso la ricoveriamo”, di fatto si sia salvato da solo la vita.
Poi, appena uscito, l’ostetrica sentenzia: “macchè ricovero, lei va dritta in sala parto e sbrighiamoci pure!”
Papà Ovo decide all’istante che l’ostetrica è degna di infinita ammirazione e che è il momento di cominciare ad attingere alla sua scorta di caramelle allo zucchero e liquirizia.
(segue e finisce nel prossimo post)