13.07.11
A te, che ti sei presentato al mondo con un testone storto storto ed un sacco di brufoletti, che appena nato incurante del mondo che ti guardava hai messo su la tua faccia seria e hai cominciato a guardarti le manine pensieroso.
A te, che subito dopo mi hai guardato, e poi hai deciso che era meglio continuare a guardare le tue manine e a fare la tua faccia seria.
A te, che il giorno dopo, sei diventato meta di pellegrinaggio da parte di tua sorella che ti faceva vedere tronfia e orgogliosa a tutti gli amici e i parenti: “quello è mio flatello Monno”… e sei rimasto “Monno” per tutti.
A te che nel primo mese di vita hai deciso che svegliarsi tutte le notti davvero non valeva la pena, troppa fatica; e allora hai cominciato a ronfare come un ghiro: sappi che te ne saremo eternamente grati.
A te che nel secondo mese hai conosciuto il lato burbero della Pedi-Nazi e quando ti ha strizzato le palle hai deciso che la misura era colma; e le hai urlato addosso il tuo disappunto: buono si, tonto no.
A te che nel terzo mese hai eletto quale tua canzone mito “La Tartaruga” e tutti noi adesso la sappiamo a memoria. Ti piace così tanto che addirittura qualche volta hai accennato un timido, lieve, ed impercettibile sorriso, salvo scusarti subito dopo e tornare a mostrare il tuo faccione da “bimbo serio”.
A te che nel quarto mese hai sfondato il 98esimo percentile diventando ufficialmente un bimbo “grosso” e contestualmente hai cominciato a sbavare come un matto. Mesi dopo sei stato declassato a bimbo normalissimo ma sbavare continua ad essere, per così dire, un tuo segno distintivo.
A te che nel quinto mese hai assaporato cosa fosse un Natale con le sue lucine, la mamma e il papà isterici, un mondo di persone che vanno e che vengono ed un sacco di giochi nuovi da ciucciare; poi è arrivata anche la prima pappa e allora si che era Natale!
A te, che nel sesto mese hai cominciato a svegliarti la notte e la pedi-Nazi ci ha ordinato di farti dormire in un posto umido, anzi umidissimo; e così ti sei ritrovato a dormire in lavanderia, per i 4 mesi seguenti, in mezzo tra la colonna lavatrice+asciugatrice, il raccoglitore delle tasse, lo stendino dei panni bagnati e un umidificatore ultra mega potente che ti buttava addosso acqua tutta la notte.
A te che nel settimo mese hai sperimentato l’emozione del nuoto in piscina; che poi non è che ti abbia emozionato tanto visto che rimani li, per un’ora buona, a farti tenere in ammollo dalle sapienti mani di mamma Ova senza batter ciglia (e così sei stato ribattezzato “Lord stanco” dalla maestra di nuoto per microOvetti).
A te che nel settimo mese hai pensato bene di metter su qualche dente: sei per la precisione. E con due denti sotto e quattro sopra ti ritieni soddisfatto e a mettere su gli altri non ci pensi proprio visto che riesci ad addentare qualsiasi cosa (ed in particolare le ciabatte di chiunque passi nei tuoi pressi).
A te che nel ottavo mese hai iniziato a Tadddadddare e a Tatttatttadare; che nessuno capisce cosa tu voglia dire ma sei fiero ed orgoglioso di averlo detto.
A te, che nel nono mese, improvvisamente sei stato privato della tua più grande amica: la tetta. Ci hai pensato un pochino, giusto un pochino, poi hai deciso che da quel momento in poi il tuo più grande amico sarebbe diventato il biberon: grazie.
A te che nel decimo mese sei stato trasferito a dormire in camera insieme all’Ovetta che di notte, senza svegliarsi, parla, urla, piange e ne fa tante altre; tu hai imparato subito ed ora anche tu, senza svegliarti, parli, urli, piangi e in più fai anche la cacca… e dormire insieme a voi due è davvero impossibile.
A te che nell’undicesimo mese hai deciso tutto insieme che potevi anche iniziare a stare in piedi (e non hai più smesso), a dire “TCHA! TCHA!” (e nessuno sa cosa vuoi dire) e a mangiare vagonate di pane fresco, duro, secco, morbido, ecchissenefrega basta che sia pane.
A te che nel dodicesimo mese hai scoperto che le scatole dei giochini erano molto più interessanti dei giochini stessi e ti diverti un mondo a tirar fuori tutto e rimetter dentro “quasi” tutto, e poi di nuovo dentro tutto e poi di nuovo fuori “quasi” tutto: alla fine è tutto fuori!
A te che da un po’ hai imparato a sorridere ed ogni volta che rientro a casa gattoni dalla tua cameretta fino alla porta d’ingresso con un sorriso a sei denti e tanta tanta bava,
a te che guardi a tua sorella duenne come una maestra di vita, portatrice di sapienza e di esperienza,
a te che non piangi mai e guardi stupito tua sorella che invece lo fa spesso,
a te che vorresti andare sulle scale ma non te lo permettiamo (prima impara a camminare, cavolo!),
a te che grande e grosso se hai sonno poggi il testone nell’incavo della spalla e ti fai piccolo piccolo,
a te che oggi fai un anno, si, proprio a te…
Buon Compleanno Ovetto