2 orette sulla spiaggia

Domenica pomeriggio, Rio de Janeiro, aeroporto internazionale Galeao ore 16,00

Mi fanno un po’ male le spalle, devo aver preso troppo sole. E si che sono stato in spiaggia solo un paio di orette; che poi, la spiaggia l’ho vista a malapena. I 29 gradi non si sentivano, c’era una leggera arietta che non ti faceva scoppiare dal caldo, i cavalloni erano invitanti e quindi ero sempre nelle acque dell’oceano. Approposito: devo ricordarmi di chiedere agli Ucas se sono sempre stato un poco avverso alle vacanze al mare o se, questa avversione, non mi sia venuta dopo la vacanza a Rio negli anni 70.

Si perché qui una vacanza al mare ce la farei, non come da noi. Spiaggia libera ed economica, PULITA, mare con cavalloni enormi, tanto spazio, profondo a dieci metri dalla costa, PULITO, arietta rigenerante e albergo dall’altra parte della strada senza dover accendere un mutuo; si, qui una vacanza al mare ce la farei.

Vabbè, torniamo a noi, dicevamo, la settimana Paulista è finita, clienti visitati, sede e colleghi incontrati, anche 1 giorno da turista, valigia fatta (ma perché all’andata ci sta tutto e al ritorno mai?), ora aspetto l’imbarco per il non stop per l’Italia insieme ai miei compagni di viaggio: tipicamente italiani in braghette corte e polo o brasiliani in canotta e infradito; ecco, sono sul “finger”, quel braccino che ci porta fin dentro l’aereo e si,… mi fanno un po’ male le spalle.

 

Lunedì mattina, Milano, aeroporto interregionale della Malpensa, ore 6.40

“Attenzione prego: si informano i signori passeggeri che lo sbarco verrà effettuato tramite scaletta posta anteriormente all’aeromobile ed il trasporto a mezzo navetta; Vi informiamo inoltre che la temperatura è di 0°C ed attualmente sta nevicando.”

Traduzione: siete su un aereo enorme ma siete proprio pochi e anche se siete rimbaciuchiti dopo un volo di 11 ore non ci scomodiamo a portare l’aereo vicino all’aeroporto. Preferiamo piantarlo in mezzo alla pista e farvi scendere dalla scaletta. Poi passa il pullman e vi porta dentro. Ah! Dimenticavo, visto che sta nevicando di brutto, mentre scendete dalla scaletta vedete di non scivolare e mentre andate al bus state attenti alle pozzanghere.

A questo punto la gente si è divisa in due: da una parte gli italiani che in un secondo sono ripiombati nel grigiore delle difficoltà tipicamente italiche, l’abbronzatura è scomparsa in un botto ed è stata sostituita dalla classica incazzatura milanese; dall’altra i brasiliani, che non avevano capito molto ma erano stati folgorati da una sola parte dell’intero discorso: fuori da quell’aereo c’erano zero gradi centigradi!

E così, sono rientrato alla base. Dopo aver visto ragazze minigonnate scivolare sulla scaletta di un 777, vecchietti con infradito innevati (sia il vecchietto che l’infradito), famigliole denudarsi per coprire almeno un poco gli ovetti ed un ragazzo con una gamba rotta e le stampelle che cercava in tutti i modi di non rompersi l’altra scendendo dalla scaletta. Io, dal canto mio avevo altro a cui pensare: durante il volo ho cominciato a sentire un certo pizzicore alle spalle, il pizzicore è diventato fastidio, il fastidio è diventato dolore, il dolore è diventato forte. Ho raggiunto il bagno dell’aereo per osservarmi le spalle: non c’erano più, al loro posto due pezzi di carne rosso fuoco pulsanti. Ah! Ecco, mi sono ricordato perché non mi piace andare al mare!

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