(segue)
Il grande Gilles sarebbe stato fiero di me.
2 paesi, 3 rotonde, 1 supermercato, 1 centro commerciale, 1 zona a velocità limitata, 1 parcheggio (proibito), 300 metri al buio, 2 rampe di scale in quattrominutiquattro il tutto di venerdi sera nell’hinterland milanese. Si, vabbè, non sono stato gentile quando ho urlato alla vecchietta di spostarsi finché in tempo (ma lei non mi ha sentito, ne sono sicuro, piuttosto sarà rimasta accecata dal mix abbaglianti + fendinebbia); e si, non sono stato nemmeno carino zigzagando tra la popolazione leccante gelato in mezzo al paese e ben gli sta a chi se l’è fatto scappare in terra nell’atto di risalire immediatamente sul marciapiede onde evitare il Poldo lanciato (che poi pistacchio e puffo ma dico io che c’è di peggio?).
Alla fine apro la porta del reparto proprio quando un’infermiera, una pancia e la donna che le sta intorno si stanno recando in sala parto.
“Non ho fatto a tempo a chiamare UCAS” (io insisto, sono furbo io!) “No-n fa ni-e-nte” “Non so chi siano ma non c’è tempo”. L’ultima frase è dell’infermiera, capisco che evitare di dire altre cose senza senso potrebbe esser apprezzato.
8 agosto 2008; ore 11.47 pm.
All’inizio in sala parto siamo in 6: l’infermiera nazi, l’infermiera buona, l’ovetto in pancia, la “donna che sta intorno alla pancia”, io e i Momo che, decisi ad assistere all’evento, stanno cercando di tornare su… non senza qualche successo.
Del parto ho imparato una cosa,… anzi due.
La prima è che fa tutto la “donna che sta intorno alla pancia”. Gli altri aiutano, s’ingegnano, rincuorano, dirigono ma lei FA…. Ed è una bella differenza.
La seconda è che, malgrado quanto appena affermato, io NON ero la persona più inutile della combriccola. Infatti mentre tutti e 6 (Momo inclusi) si stava intorno alla “donna che sta intorno alla pancia”, non so bene quando un settimo personaggio era entrato di soppiatto in sala parto e se ne stava bel bello la in fondo, appoggiato stancamente al bancone (cioè il punto più lontano della stanza alla “donna che sta intorno alla pancia”). Me ne sono accorto quasi per caso, poi l’ho guardato meglio e dopo una breve esitazione…. SI! E’ LUI! Il luminare! Quello esperto, quello che ne ha viste tante,… quello che non ha capito una mazza!
Dico:“Si tesoro, sono qui con te” Penso:”Caro luminare, potessi staccarmi un attimo ti farei provare io le contrazioni! Quelle alte e quelle basse, quelle giuste e quelle sbagliate; tutte, tanto per non lesinare”
Dico:”Stai andando benissimo, bravissima!” Penso:” E parla pure il pirla! Mi raccomando però non ti staccare dal bancone che potresti imparare a camminare!”
Dico:”Manca pochissimo” Penso:” No, vi prego signori Momo…. Non ora, state giù!”
Dico:”Si vede già la testa!” Penso:”No, signori Momo…. Non dicevo a voi… davvero state giù!”
Poi, finalmente, il più bel pianto del mondo.
Alzo lo sguardo;… un orologio stampa le sue informazioni: 00.06 / 09.08.08
I Momo continuano a fare la breakdance tra lo stomaco e la bocca.
(segue)